La Grotta della rivincita
I Colli Berici formano una figura trapezoidale con asse maggiore di circa 20 km in direzione NNE-SSW e asse minore di circa 12 km. La superficie risultante è di circa 200 kmq, area che possiamo paragonarla ad una spugna, ricca di fori e fessure che trattengono l’acqua meteorica.
Da notare la profonda incisione che corrisponde alla Val Liona, che separa i colli in due parti: orientali e occidentali che hanno caratteristiche geologiche diverse dovute a una diversa evoluzione.
La struttura geologica dei Colli Berici risulta un tavolato costituito prevalentemente da un complesso calcareo marnoso molto erodibile affiorante nel settore occidentale e da un complesso prevalentemente calcareo, talora più massiccio, nel settore orientale.
Nella parte orientale i versanti sono molto ripidi, talvolta con pareti subverticali, mentre nel settore occidentale l’altopiano si raccorda più dolcemente con la pianura.
Grazie al lavoro di generazioni di speleologi, nel 2024 risultano esplorate e documentate oltre 600 grotte, ma è impossibile stabilire quante altre ne esistano nel comprensorio berico, perché racchiuse magari all’interno della roccia stessa.
Un paio di esempi li troviamo in cava “S-cioso”, ubicata in via Casette (vedi Maps), cava di proprietà della ditta Grassi Pietre Srl, con sede a Nanto, dove con le attività di estrazione sono state intercettate cavità di notevole interesse.
La prima risale agli anni ‘90 ed è un pozzo carsico di 30 metri di profondità con evidenti modellazioni della roccia da parte dell’acqua.
La seconda cavità è stata intercettata con uno scavo interrato e si è presentata agli speleologi sotto forma di una frattura inclinata nella parete.
L’esplorazione, da parte degli speleologi Luca Gelain e Luca Marchesin della Sottosezione Cai di Noventa, è iniziata in aprile del 2022 dove, con un intenso lavoro di demolizione, hanno allargato la frattura per permetterne il superamento.
La grotta, battezzata come “grotta della rivincita”, si è subito presentata come qualcosa di straordinario per le concrezioni presenti, tanto da definirla il più bel pozzo carsico dei Berici.
Si presenta come un pozzo a sviluppo verticale di 33 metri, molto ampio e con una varietà incredibile di concrezioni alla partenza; scesi di 20 metri si supera una cengia e poi un arco naturale che separa il percorso verso il fondo dove risiede un imponente blocco staccatosi dall’alto, circondato a sua volta da stalattiti e colonne.
Aggirando il blocco si arriva nella parte finale della grotta dove a parete è visibile una particolare formazione rocciosa, a forma di vasca. Il fondo di questa “vasca” è composto da argilla che blocca definitivamente la prosecuzione. Qui a soffitto sono protagoniste le canule, sottilissimi tubicini di calcare che rapiscono sempre l’attenzione. Oggetto di studio meteorologico fin dalla prima discesa, la grotta ha una temperatura superficiale della roccia di 12°C, la temperatura dell’aria risulta di 13°C e particolare molto interessante, ha un contenuto di ossigeno variabile nelle stagioni: durante la prima esplorazione infatti l’ossigeno risultava al 21%, mentre nell’uscita di rilievo, in collaborazione con gli speleo del gruppo GSM Cai Malo, si è abbassato al 20%; misurazioni queste oggetto di studio da parte di Luca Gelain, che sta riscontrando condizioni simili in molte grotte dei Colli Berici.
DESCRIZIONE DELLA SCOPERTA TRATTA DA UN POST SU FACEBOOK DI LUCA GELAIN DELL’8 GIUGNO 2022
DOPPIETTA PER GLI SPELEO DEL CAI NOVENTA
Succede che mentre eravamo bloccati con l’inizio degli scavi in quella che poi è diventata la Speruja de Flavio, Mario Zen socio del Cai Noventa, mi accompagna a vedere alcuni buchi sospetti in Val Liona. Tra questi all’interno di una cava mi si presenta una frattura su parete intercettata duranti gli scavi dalla talpa, la sega che taglia i blocchi, frattura piuttosto estesa che permette di infilare una mano, ma illuminando il vuoto oltre con la lampada del caschetto ecco che si intravedono delle concrezioni in un ambiente molto ampio. Buttiamo dei sassi tra i lembi della frattura e il canto è di quelli che fanno ben sperare in una grottina più che discreta.
Tutto rimane sospeso fino alla conclusione dell’impegnativa esplorazione della Speruja e ricchi di adrenalina per la scoperta appena conclusa io e il Cicio, in anagrafe Luca Marchesin, un sabato pomeriggio affrontiamo il nuovo cantiere sempre armati di demolitore. Si inizia la demolizione a turni brevi per prendere fiato, la posizione però questa volta non è nemmeno da paragonare al precedente scavo, il fatto di poter muovere il collo e le spalle a piacere ci fa credere di essere in un resort. La frattura si arrende ai nostri colpi e riusciamo ad aprirci un varco tanto da infilare il busto; l’ora però è tiranna, il cicio ha un impegno e io da li a poco ero di arbitraggio quindi con il telemetro Luca misura la profondità del pozzo che si aggira sui 20 metri e abbandoniamo. L’ambiente è spettacolare e quello che abbiamo appena aperto ci lascia veramente senza parole.
Pausa covid e una sera dopo il lavoro si ritorna per finire la disostruzione e tentare la discesa. Tutto procede liscio, oramai con il demolitore siamo degli artisti e in poco più di mezz’ora finiamo. Lego la corda ad un masso e mi infilo nel pertugio, vado sereno tanto sono solo 20 metri e ho a disposizione una corda da 40, ma appena basculo nel vuoto mi accorgo che qualcosa non quadra. Il peso della corda non mi torna, tira troppo, guardo verso il fondo e non vedo la cima. Anzi, quello che sembrava il fondo e che avevamo misurato con il telemetro in realtà è una cengia, il pozzo continua. Scendo lentamente affascinato dall’ambiente, ma con il cuore in gola perché non vedo mai la cima della corda e non sono attrezzato per frazionamenti lungo il percorso. Scendo, scendo, arrivo alla cengia e non riesco a sostare; porco troio comincio a dubitare che basti la corda. Nel frattempo continuo ad urlare al Cicio “che grotta, che grotta”. Finalmente vedo la cima appoggiata al suolo e l’armo appena fatto è straordinariamente nella verticale, sono vecchio ma non ho perso la mano.
Do il “libera” al compagno in quello che è risultato un pozzo di 30 metri ricchissimo di concrezioni, un libro di geologia da toccare. Prendo due misure dell’aria nel fondo, circondato da stalattiti che mi fanno commuovere.
Penso che dopo oltre 30 anni di attività speleologica dedicata soprattutto alla divulgazione, all’accompagnamento, alla ricerca, a mangiare fango nella grotta dei Mulini, all’esplorazione con i maestri maladensi, al trovare buchetti sui Berici con tanta fatica, beh dopo tutto questo tempo esplorare due grotte straordinarie sui Berici in un mese con gli amici noventani, sia il riconoscimento più grande che potessi ricevere.
W la speleologia, w le grotte dei Colli Berici!
IL VIDEO DELLA DISCESA NEL FONDO DELLA GROTTA
IL RILIEVO DELLA GROTTA DELLA RIVINCITA
ARTICOLO PUBBLICATO SUL GIORNALE DI VICENZA DELL’8 GIUGNO 2022
ARTICOLO PUBBLICATO SUL MENSILE “AREA 3” DI LUGLIO 2022
LE FOTO PRESENTI NELLA GALLERY CHE SEGUE SONO STATE SCATTATE DA GELAIN LUCA, MARCHESIN LUCA, GRANDI ROMANO E D’URSO FILIPPO, CHE RINGRAZIAMO PER AVERCI CONCESSO DI PUBBLICARLE.
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