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Sentiero del Donatore


Escursione non particolarmente difficile che percorre il versante occidentale della valle. Adatta a tutti in tutte le stagioni. Parte e arriva a Villa del Ferro, passando per terreni coltivati e un bosco fitto. Ripercorre quasi integralmente il precedente sentiero 51.

  • Lunghezza
    9 Km
  • Tempo di percorrenza
    3.5 ore
  • Senso di percorrenza
    antiorario
  • Gestione

    AIDO VAL LIONA
    Info aidovalliona@gmail.com
    Facebook: aidovalliona
    FIDAS VAL LIONA
    Info fidas.valliona@gmail.com
    Facebook: fidasvalliona

Descrizione del percorso

Da piazza Cavalieri di Vittorio Veneto, antistante la chiesa, si prende in direzione del bar e poi a sinistra via Chiesa che sale alla fontana della Villa. Al tornante della fontana si prende il sentiero che sale sulla destra fino a sbucare tra le due abitazioni sovrastanti. Da qui bella vista sul centro di Villa del Ferro. Si prosegue in salita e poi in piano arrivando al capitello di via Spino. Si prende a sinistra lo sterrato arrivando ad un’abitazione che rimane sulla sinistra. Si scende e si svolta a destra su ampia strada sterrata che incrocia più avanti via S. Lorenzo, la strada asfaltata che conduce all’ampio spiazzo dove sorge la Cesòla, nome con cui viene localmente chiamato l’oratorio di San Lorenzo. Sulla sinistra si può notare una grande vigneto di uve Carmenère di recente impianto. Dalla chiesetta si prosegue dritti per una comoda stradina che scende, piega a gomito e continua con un vigneto sulla destra alla fine del quale si gira a destra imboccando una comoda capezzagna erbosa in discesa. Alla destra in alto, oltre la valle, il monte Lupia con la grande croce bianca. Il percorso si snoda da qui in avanti in una zona che localmente viene chiamata Carbonarola. Si continua poi lasciandosi sulla destra una prima abitazione e una seconda sulla sinistra, dove si prende lo sterrato che sale evitando di scendere. Si continua in salita per poi scendere verso due abitazioni ravvicinate. Da qui si gode un’ampia vista sulla Val Liona sovrastata dal monte Faeo e, di fronte, sulla Parrocchiale di Grancona in alto. Superate le due abitazioni si continua in leggera discesa incontrando altre tre abitazioni; in corrispondenza della terza si piega a destra nei pressi della fontana della Carbonarola. Continuando in salita si arriva presto ad incrociare via Carbonarola in prossimità del capitello dedicato a San Giovanni Bosco, dall’altra parte della strada. Si prende a sinistra in salita fino a giungere ad un secondo capitello del ‘600, tra i più antichi della zona, la Madonnetta di Carbonarola [1] con una pregevole immagine della Madonna col Bambino Gesù in braccio. Si prosegue in salita per poi imboccare sulla sinistra il sentiero che si inoltra nel Boscon, un lungo tratto boscoso, ombreggiato d’estate. Si comincia subito a salire incontrando tratti di muretti a secco, le masiere, che testimoniano come il luogo fosse un tempo coltivato. Si prosegue in salita, con alcuni punti impegnativi, poi in saliscendi quindi di nuovo in ripida salita al termine della quale si prosegue sulla sinistra in discesa evitando di prendere a destra il sentiero che sale. Continuando in discesa su stretto sentiero si comincia ad intravedere sulla sinistra in basso la Cesòla di San Lorenzo con il grande vigneto di Carmenère. Arrivati al bivio non si prende il sentiero che scende a sinistra ma, facendo attenzione al segno, il sentiero che sale sulla destra. Arrivati al secondo bivio il nostro percorso prosegue sulla destra in salita mentre il sentiero che scende a sinistra porta invece alla Cesòla di San Lorenzo. Si continua a salire fino ad incontrare sulla destra un uliveto superato il quale ci si trova sul punto più alto del nostro percorso. Al trivio si continua dritti tenendosi sulla sinistra, si scende lungo una piccola pineta e si arriva ad un terreno incolto, sulla destra. Qui si gode una bella vista sui Colli Euganei. Facendo attenzione ai segni si prende a destra la carrareccia che passa vicino ad una prima depressione, sulla sinistra, e poi ad una seconda, sulla destra. Questa seconda, chiamata il Lago, era fino alla metà del ‘900 mantenuta piena d’acqua per irrigare i campi ma era anche ricca di pesci al punto che vi venivano a pescare gli appassionati dei dintorni. All’altezza del Lago si svolta a destra in salita arrivando ben presto ad uno slargo. Si continua in discesa lungo il vigneto e si prosegue fino a giungere ad un gruppo di abitazioni, Contrada Montorio, dove giunge via Lago, asfaltata. Superata la prima abitazione si svolta a sinistra imboccando una stradina sterrata che corre tra i vigneti, supera un grande complesso abitativo circondato da un muro in pietra e sbuca in via Nerin. Anche qui splendida la vista sui Colli Euganei. Si svolta a sinistra continuando su asfalto sino a giungere presso alcune abitazioni. Si prosegue dritti su sterrato compiendo un’ampia curva all’interno di due filari di ulivi e si continua su sentiero fino a giungere al quadrivio di Contrada Mainenti. Si svolta a destra e si scende per via Mainenti. Al tornante della strada con il capitello dedicato alla Madonna delle Grazie, con ampia veduta sul bacino d’espansione del torrente Liona e sul borgo di Campolongo, si abbandona via Mainenti e si prende a sinistra il sentiero che scende lungo la recinzione di un’abitazione. Giunti ad incrociare la strada cementata si svolta a destra in discesa fino a giungere sulla strada asfaltata principale che sale da Villa del Ferro. Si prende a sinistra in discesa; allo stop si svolta a destra arrivando in breve al parcheggio.

VILLA DEL FERRO
L’antico abitato di Villa del Ferro oggi presenta una veste urbana moderna con costruzioni recenti sorte lungo la provinciale ma al visitatore non potranno sfuggire le vestigia di un bel centro storico su cui insistono le tre importanti ville ancora intatte nelle forme ma costrette negli spazi dall’attuale rete viabilistica, la Chiesa Parrocchiale di San Martino vescovo (ricostruita tra il 1921 e il 1935) e qualche antico edificio. Le ville sono Villa Oliviera-Giacometti [2], ora Montorio, in stile tardo-gotico veneziano del XV secolo, riconoscibile per le caratteristiche finestre monofore ad ogiva, Villa Priuli-Lazzarini [3], ora Catteruccia Crisanti, fine XVI secolo, forse su progetto di Vincenzo Scamozzi, impreziosita da una facciata a timpano con pronao e colonne bugnate, di cui è scomparsa l’aia in laterizi ma è ancora ben visibile l’imponente barchessa e Villa Bollani-Custoza [4], ora Brunello, del XVIII secolo, nel luogo dove sorgeva un antico castello, con le due ali laterali ad arcate e il cortile pavimentato in pietra.

 

LA CESÒLA DI SAN LORENZO
L’oratorio di San Lorenzo ha origine da un capitello votivo paleo-cristiano/longobardo dei secoli VI e VII d.C. Con l’aggiunta di tre muri perimetrali fu in seguito mutato in cappella. Tra i secoli XI e XII la cappella prese l’aspetto di chiesa romanico-rurale, poi romanico-gotica. Vi era un cimitero sulla destra, non più visibile. Nel XVI secolo fu spostata sopra l’altare la Madonna sulla seggiola, fu costruita la sagrestia e nel XIX secolo eseguito l’ingrandimento della porta. Sul finire del ‘900 l’edificio venne sottoposto ad un ulteriore restauro conservativo. Fino al 1378 la Cesòla fu cappella del borgo, poi Parrocchiale del Comune di Carbonarola. Quando, in epoca scaligera, questo divenne frazione del Comune di Villa del Ferro, l’oratorio prese il titolo di San Lorenzo.

IL CARMENÈRE, LA RISCOPERTA DI UN VITIGNO
L’etimologia del Carmenère risale, con ragionevole certezza, alla Vitis biturica, coltivata, in epoca romana, nell’attuale area di Bordeaux dalla tribù celtica Bituriges. In Francia nel XVIII secolo il Carmenère era coltivato nella regione del Médoc ed era conosciuto col nome di Carmenyere. Nel 1870 l’attacco della filossera ai vitigni europei portò alla distruzione anche del Carmenère. Almeno così si credette, ma fortunatamente soppravvisse nel nord d’Italia. Infatti, già dalla seconda metà del XIX secolo il Carmenère era stato introdotto e veniva coltivato nelle regioni nord orientali, le attuali Veneto e Friuli, probabilmente portato dagli emigranti italiani provenienti dalla Francia. Fino al 1950 fu assimilato al Cabernet Franc con la sola distinzione di Cabernet Franc di tipo Italiano. Negli anni ’60 studi comparativi fecero emergere la differenza tra i due, provando che i cloni italiani e i cloni francesi appartenevano a due varietà diverse, i primi al Carmenère e i secondi al Cabernet Franc. Il Carmenère entrò quindi nel registro delle varietà vitivinicole, aprendo la strada a questo nuovo vino di cui ora il nord-est dell’Italia è la culla. Dal 2009 fa ufficialmente parte della DOC dei Colli Berici, dove ha trovato un luogo ideale di coltivazione. Il vigneto dell’Oratorio di San Lorenzo ne è espressione..

Immagini del percorso

[1] La Madonnetta di Carbonarola

[1] La Madonnetta di Carbonarola

[2] Villa Oliviera Giacometti

[2] Villa Oliviera Giacometti

[3] Villa Priuli Catteruccia Crisanti

[3] Villa Priuli Catteruccia Crisanti

[3] Villa Bollani Brunello

[3] Villa Bollani Brunello

Veduta aerea di Villa del Ferro

Veduta aerea di Villa del Ferro

L'oratorio di San Lorenzo conosciuto come La Cesòla

L’oratorio di San Lorenzo conosciuto come La Cesòla

Vitigno Carmenère

Vitigno Carmenère